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  1. Davide.4.
     
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    Dal ministero un piano per promuovere salute delle donne

    08 MAR - Uno “spazio adolescenti” all’interno dei consultori familiari, “sportelli dedicati” contro la violenza sulle donne su tutto il territorio nazionale a cominciare dai Pronto soccorso, più tempo a casa per le mamme di figli prematuri, educazione alla genitorialità, campagne di prevenzione mirate sui tumori femminili, reparti di oncologia col “bollino rosa”. Sono alcune delle proposte che il ministro della Salute, Livia Turco, ha inserito nel nuovo Piano per la promozione e la tutela della salute delle donne e dei bambini presentato ieri a Napoli, nell’ambito del convegno nazionale “Alla salute delle donne”, promosso dal ministero della Salute.
    Il ministro ha presentato il Piano nel corso della tavola rotonda conclusiva del convegno, alla quale hanno partecipato anche il ministro per la Famiglia Rosy Bindi, il sottosegretario al ministero per le Pari Opportunità Donatella Linguiti, il presidente della Regione Campania Antonio Bassolino, il sindaco di Napoli Rosa Russo Jervolino. Ha coordinato i lavori Maura Cossutta, consigliere del ministro della Salute.


    “Vogliamo fare della salute delle donne un vero e proprio paradigma del livello di civiltà, democrazia e sviluppo del Paese - ha detto Livia Turco - Il piano di azioni che abbiamo predisposto parte dalla consapevolezza che il diritto alla salute delle donne è il diritto forte che promuove e tutela tutti gli altri diritti, sociali, civili e politici”.

    “Non è pretestuoso parlare oggi di donne e salute - ha aggiunto il ministro – in quanto è proprio la condizione femminile a meglio illuminare, nella nostra Italia, le disuguaglianze e le falle del sistema sanitario nazionale. Un sistema che vogliamo, con la massima priorità politica, rendere più equo, universalistico e solidale”.

    Secondo il ministro, “bisogna dire basta all’uso improprio degli ospedali, alle appartenenze politiche che contano più delle competenze professionali, all’eccessivo ricorso ai cesarei, all’assenza di una linea di continuità tra gravidanza, parto e puerperio”.

    Partendo da questi presupposti, Turco ha lanciato la proposta di un “patto per la salute delle donne”, con l’obiettivo di rendere più efficiente la Sanità in Italia, dove ‘efficienza’ significa “spendere bene, al meglio, le risorse pubbliche disponibili, secondo criteri di competenza e non di appartenenza”.


    Nel Piano elaborato dal ministero si osserva come "ai consultori, ai centri dell'associazionismo femminile e del volontariato sociale arrivino donne che hanno già deciso di chiedere aiuto per uscire da un legame violento, mentre al pronto soccorso di un ospedale arrivano donne diverse ancora incapaci di dare un nome a ciò che è avvenuto". "Donne - afferma il documento . che si nascondono dietro storie di improbabili cadute accidentali o di incidenti domestici contro spigoli di porte o di altri eventi altrettanto inverosimili; donne che non riuscirebbero a pronunciare la parola violenza sessuale per descrivere rapporti subiti dopo minacce o percosse". Una volta riconosciuto che quella donna ha un problema più ampio rispetto alla ferita o alla malattia per cui si è rivolta ad un servizio sanitario, gli sportelli serviranno quindi a fornire tutte le informazioni necessarie; integrarsi con i centri di soccorso per la violenza sessuale; aiutare le straniere nella loro lingua.


    Contemporaneamente, il progetto prevede una serie di azioni a sostegno degli adolescenti che si inquadrano anche nella promozione, qualificazione e rilancio dei consultori. Il progetto prevede corsi di informazione ed educazione coordinati con le scuole; la possibilità nello spazio giovani del consultorio di approfondimento a livello individuale e/o per piccoli gruppi agli stessi studenti coinvolti nei corsi di educazione alla salute effettuati presso le scuole; incontri con genitori degli alunni delle scuole elementari e medie, sulle problematiche della sessualità in età adolescenziale e più in generale, incontri di formazione-informazione per rendere gli adulti più consapevoli ed informati delle problematiche proprie dell'adolescenza. D'intesa con il ministero della Famiglia, poi, si promuoverà l'educazione alla genitorialità, la prevenzione delle cause dell'aborto attraverso lo sviluppo dell'informazione e dell'educazione alla procreazione responsabile, la presa in carico delle gravidanze e maternità delle donne in particolari situazioni di disagio.

    08\03\2007


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    Aspettativa di vita in Italia

    Maschi: 77 anni
    Femmine: 83 anni

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    Le donne sono in festa?

    Gli uomini non vogliono un secolo al femminile

    Partiamo dal fatto che non so esattamente quante donne si sentano in “festa” oggi... Perciò, gineceo all’ "ascolto” e uomini vecchio stampo aprite bene gli occhietti perché si illustreranno qui i risultati di un sondaggio alquanto interessante condotto da Meetic (azienda europea del dating on line) sul ruolo della donna nel 21° secolo. Le domande sono state poste ad un ampio campione (circa 6200 persone single) in tutta Europa. La domanda di fondo che serpeggia è: c’è davvero una nuova tendenza nella società? Ossia: il potere è donna?

    Un elemento interessante a riguardo è l’analisi dei risultati circa il ruolo delle donne nella coppia (fatta o da farsi): come viene giudicata una donzella che fa “il primo passo”? In questo campo le delimitazioni sociali si sono ampiamente indebolite, la donna che si propone è una nuovo trend, anche se una differenza in Europa c’è: le donne latine continuano a sostenere che dovrebbe essere l’uomo a fare la prima mossa mentre nei paesi più “freddi” (la Germania per esempio) ecco che questa idea viene ritenuta antiquata. E gli uomini come la prendono? Detronizzati a forza dal loro ruolo sulla scacchiera della seduzione? Per niente. Forse la pigrizia ha la meglio tanto che gli aggettivi più ricorrenti a riguardo sono “seducente”, seguito da “naturale “ e “normale”. Insomma un non troppo velato “Fate pure, anzi meglio così!”

    Ma lasciamo stare i sentimenti, le coppie e la fiera della seduzione, parliamo di ruoli di potere veri, parliamo delle donne “capo”: dalla maggior parte delle risposte, secondo l’analisi del sondaggio, si evince che le donne sono trattate pariteticamente rispetto ai colleghi uomini, sono pagate tanto quanto loro e, anzi, l’uomo tipo del sondaggio, non avrebbe nessun problema a guadagnare meno di una fanciulla. In Italia il 70% degli uomini pensa che le donne siano pagate come loro e lo stesso per il 64% del gentil sesso, in Francia invece le donne (57%) lamentano uno stipendio più basso.
    Ma le donne al comando? In tutti i paesi i single sono favorevoli alle donne in posizioni di spicco (addirittura in Italia siamo al 94,2 %...). Le dotti riconosciute alle donne sul lavoro sono l’organizzazione, la capacità deduttiva (sic), e il sapere ascoltare, mentre tra i difetti troviamo la mancanza naturale di autorità e di flessibilità.

    Insomma una situazione positiva! Finalmente nessuno (o quasi) vede più la donna a casa sommersa da una catasta di panni, o immersa nei miasmi del minestrone. Ma alla fine, ecco la sorpresa, il dato che mi lascia perplessa: gli uomini sperano che il 21° secolo non sia al femminile ( in Italia la percentuale è del 43,7%). Allora bisogna dedurne che le risposte precedenti erano solo un buon esercizio di Politically Correct?

    di Federica Giordani

    08/03/2007


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    Roma in rosa, anche in politica

    Record di donne che lavorano

    Il sindaco Walter Veltroni ha regalato alle detenute di Rebibbia un albero di mimose. E la città pullulava ieri di convegni, dibattiti, riflessioni, mostre, dedicate alla condizione femminile. Ma il vero omaggio che Roma fa all'8 marzo sono i numeri: quelli delle donne in politica e al lavoro.
    La componente femminile del mercato del lavoro a Roma registra una situazione decisamente migliore rispetto a quella del resto del Paese, con un tasso di occupazione nettamente più alto di quello nazionale (41,1% contro il 34,1%) e un tasso di disoccupazione relativo pari al 7,9% contro il 10,1% del totale nazionale. Basti pensare che se si considera la sola fascia di età tra i 35 e i 44 anni, le donne che non lavorano rappresentano il 26,8% del totale nel Comune di Roma, mentre sfiorano il 40% nel totale nazionale. E ci sono sempre più imprenditrici: anche nel mercato dell'agricoltura sono passate da 67mila a oltre 73mila le aziende guidate da donne. E anche nella politica romana i numeri parlano: quando ieri Mariella Gramaglia è uscita dalla giunta capitolina come assessore alle Pari opportunità, ha fatto posto a un'altra donna, Cecilia D'Elia, mantenendo così inalterata la quota del 40% di presenze femminili tra i dirigenti del Comune di Roma. La giunta capitolina infatti è composta per quasi metà da donne e su 260 dirigenti comunali, 100 sono donne: "È un comune - ha sottolineato il sindaco Walter Veltroni - che è sempre più rosa e sempre di più lo sarà in futuro''. V.S.


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    Edited by Davide.4. - 31/10/2007, 21:43
     
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