De Cubertin e quella frase mai detta

L'importante non e' vincere ma partecipare

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  1. TullioConforti
     
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    "come affermava il padre dei Giochi Olimpici Moderni, Pierre de Coubertin, nello sport l'importante non è vincere, ma partecipare". Si può essere d'accordo o meno con questa affermazione, ed io non sono d'accordo, ma è certo che questa citatissima frase non è stata inventata da Coubertin, e soprattutto con la stessa certezza si può affermare che il barone francese aveva un concetto diverso di sport.

    La consultazione delle carte di Coubertin, depositate presso l'Archivio del C.I.O. (Comitato Olimpico Internazionale) a Losanna, permette di affermare con assoluta sicurezza che quella frase è stata pronunciata per la prima volta dal vescovo anglicano Ethelbert Talbot della diocesi di Pennsylvania nel corso della cerimonia tenuta nella cattedrale di Saint Paul di Londra in onore dei partecipanti ai Giochi Olimpici del 1908.

    Coubertin in una manifestazione successiva, organizzata dal governo britannico in onore degli ospiti, lancia dure parole contro la "follia delle scommesse" che "minaccia l'idea olimpica"; si dice inoltre molto preoccupato per il pericolo che sta correndo il fair play. Annuncia pure l'inizio di una crociata contro le scommesse e chiama in aiuto tutti coloro che amano lo sport per quello che è: vale a dire "per il suo alto valore educativo, per il perfezionamento umano di cui esso può essere uno dei fattori più potenti". A questo punto ricorda che domenica ultima, nel corso della cerimonia organizzata a Saint Paul in onore degli atleti, il vescovo di Pennsylvania lo ha ricordato in termini felici: “l'importante in queste Olimpiadi, non è di vincere, ma di partecipare". Sono parole che non traducono al meglio il vero pensiero di Coubertin circa il suo modo di intendere lo sport. Infatti subito dopo si affretta a fornire un'interpretazione che rappresenta una forzatura rispetto a quelle parole e che si accosta maggiormente alla sua concezione di sport: l'importante nella vita, non è trionfare ma combattere, non è d'aver vinto ma di essersi ben battuto. Lo sport ‑ secondo Coubertin ‑ è prima di tutto lotta, dura lotta, per la vittoria; lo sport è ambizione e volontà: "ambizione di fare più degli altri, volontà di pervenirvi”, le doti dell'atleta devono essere una grande energia, la calma e il controllo di se stesso. Lo sport poi deve tendere verso “l'eccesso”: lo sport vuole più velocità, più altezza, più forza ... sempre di più. è vero! è questo anche il suo inconveniente dal punto di vista dell'equilibrio umano. Ma è anche la sua nobiltà, e anche la sua poesia.

    Mi vengono in mente le scuole sempre piu' femminilizzate americane, in cui il falso concetto attribuito a De Cubertin, molto "politically correct" viene preso alla lettera, umiliando i bambini che invece vorrebbero competere, ma che vengono messi da parte per fare largo alle bambine ed ai bambini a patto che non mostrino atteggiamenti competitivi, considerati troppo "macho".

    Purtroppo e' un'altra triste realta' che sta prendendo sempre piu' piede in America e nei paesi anglosassoni in genere. In Europa abbiamo i paesi scandinavi all'avanguardia nella femminilizzazione del maschio. Dove si arriva ad insegnare a fare la pipi seduti ai bambini perche' gli esperti sostengono che e' "piu' igenico" e "piu rispettoso nei confronti delle bambine"

    Avanti cosi'.

     
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0 replies since 22/7/2007, 22:10   110 views
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