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Milo Riano.
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Dati inconsistenti per attaccare la famiglia
di Giacomo Samek Lodovici
in Avvenire, "è famiglia", 28.11.2008
«La violenza maschile è la prima causa di morte per una donna dai 15 ai 60
anni».
Era la denuncia di un manifesto di un partito di estrema sinistra durante
una manifestazione contro la violenza sulle donne del novembre 2007, e può
essere interessante riconsiderare questa tesi dopo la giornata contro le
violenze subite dalle donne, svoltasi martedì.
Sia chiaro: anche un solo caso di violenza (di qualsiasi tipo) è esecrabile,
va condannato nel modo più duro possibile e non bisogna minimizzare. Però
non bisogna cadere nell'estremo opposto, quello di chi esagera molto
l'incidenza percentuale dei decessi femminili causati dagli uomini e usa
questo argomento per attaccare la figura del padre o l'istituto della
famiglia. Cioè bisogna fermamente chiarire che anche un solo caso di
violenza degli uomini verso le donne è ignobile, ma, nello stesso tempo,
occorre altresì prendere le distanze da certe campagne femministe che usano
questi fatti ignobili per attaccare la famiglia e la figura del padre.
Questo senza nulla togliere al fatto che bisogna incoraggiare tutte le donne
che subiscono violenze a denunciarle. Anche perché le donne sono molto più
esposte alla violenza, sono a rischio se escono di sera, ecc., il che è
profondamente ingiusto.
M. Fiorin (La fabbrica dei divorzi, San Paolo 2008, pp. 153-160) scrive che
l'ex ministro Pollastrini ha riferito in occasioni ufficiali che «in Italia
le donne tra i 15 e i 50 anni muoiono più a causa di violenze che per
malattie o incidenti. E ciò avviene nella maggior parte dei casi in famiglia
o per mano di persone conosciute». Per Fiorin questi dati sono
inconsistenti, dato che i più recenti dati definitivi dell'Istat sulle cause
di mortalità in Italia sono del 2002 e dicono che, in quell'anno, le donne
decedute per effetto di lesioni provocate intenzionalmente sono state 159, a
cui si aggiungono altre 278 donne morte per lesioni di origine non
accertata. Le donne tra i 15 e i 49 anni morte per omicidio o in conseguenza
di lesioni volontarie, non necessariamente maschili, sono state 85, su un
totale di circa 7.500 decessi: l'omicidio e le lesioni intenzionali hanno
causato la morte delle donne nell'1,49 % dei casi. In tal modo, tra le altre
cause di morte femminile, comprese le malattie, l'omicidio era al nono
posto, non al primo. È vero che molte donne non denunciano le violenze
subite, ma i dati appena citati si riferiscono ai decessi, che è ben
difficile che sfuggano alle statistiche.
E, per quanto riguarda le violenze non mortali, per amore di verità bisogna
anche dire che oltre a quelle non denunciate ci sono anche quelle che invece
sono inventate. Infatti, dice Fiorin, in molte cause di separazione e di
divorzio non mancano donne che inventano violenze/abusi inesistenti, per
ottenere dal giudice le migliori condizioni possibili.
Insomma, è sacrosanto non abbassare la guardia nei confronti delle violenze
sulle donne, ma a patto di non brandire l'argomento per attaccare la
famiglia o per ottenere la rimozione del padre.
Nota:
1) da non credente avrei preferito che fosse un giornale laico a rilevare che l' ideologia che sottende a questi dati è quella femminista
2)
"Cioè bisogna fermamente chiarire che anche un solo caso di violenza degli uomini verso le donne è ignobile"
No, ogni caso di violenza, anche femminile sugli uomini, in tutto equiparabile, come studi seri dimostrano, deve essere fermamente condannato.
http://www.ajph.org/cgi/content/abstract/97/5/941
http://www.cdc.gov/mmwr/preview/mmwrhtml/mm5519a3.htm
"Anche perché le donne sono molto più esposte alla violenza, sono a rischio se escono di sera, ecc."
Falso: è molto più probabile che la vittima di un omicidio (ma anche lesione grave) sia un uomo..