La proverbiale vigliaccheria maschile

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  1. LesPaul
     
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    Aggiungiamo questo ennesimo fulgido esempio di vigliaccheria maschile, che ormai ha raggiunto livelli parossistici.

    Il coraggio appartiene solo alle donne!!!

    da: http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezion...38633girata.asp

    India, cuoco italiano rischia
    la vita per salvare la figlia



    Emanuele Lattanzi entra nell'hotel
    Oberoi per portare il latte alla piccola


    ROMA
    Un incubo nell’incubo: questa è la storia vissuta da Emanuele Lattanzi, cuoco dell’Hotel Oberoi, uno degli alberghi di lusso di Mumbai preso di mira dai terroristi. Una storia che mai avrebbe immaginato e che lo ha portato a rischiare la vita per salvare sua figlia. Quaranta ore al cardiopalma per Emanuele, che in un attimo è sprofondato in un doppio dramma: quello di avere la moglie e la figlia di pochi mesi di fatto sequestrate in una camera dell’albergo e vedere le ore passare inesorabili, sapendo che la sua piccola Clarice rischiava di morire di fame. Sono tante 40 ore per una bimba così piccola.

    Troppe, ha pensato Emanuele, che ha rotto gli indugi e, sfruttando la conoscenza dell’edificio, ha deciso di entrare anche se le autorità indiane ancora setacciavano i piani dell’hotel. «Dopo due notti che sono stato in pensiero per mia moglie alla fine stamattina sono riuscito ad entrare e a portare il latte a mia figlia», ha detto Lattanzi esausto ma rilassato dopo aver potuto riabbracciare i suoi familiari. Un «gesto coraggioso», lo ha definito il ministro degli Esteri, Franco Frattini, subito informato della vicenda. Sin dall’inzio Emanuele, grazie ai ripetuti contatti telefonici con la moglie, aveva capito che uno dei problemi era proprio l’alimentazione della figlioletta. Ma nell’enorme edificio che ospita l’Oberoi, i terroristi giravano armati fino ai denti e l’impresa era troppo rischiosa.

    Fino a quando, la sera prima, le forze speciali indiane avevano iniziato la bonifica dell’albergo rendendo più possibile l’operazione. Inoltre i terroristi non occupavano tutto l’albergo, ed alcuni piani, ha spiegato una fonte informata, erano sicuri sin dall’inizio dell’attacco. I terroristi infatti erano distribuiti solo in alcuni punti ed anche alcuni ostaggi si muovevano con cautela tra piano e piano. Anche lo stesso direttore dell’albergo si è mosso più volte all’interno del pericolosissimo Oberoi. Ciò non toglie che il cuoco italiano ha resistito fino a questa mattina e, nonostante le autorità indiane continuavano a consigliare prudenza perchè qualche terrorista poteva essere sfuggito alla «bonifica», ha deciso di entrare. Con in tasca il latte in polvere per la figlia Clarice.


    Articolo sobrio, che descrive né più né meno quanto accaduto, dando risalto al gesto paterno.



    Ecco il taglio, invece, proposto da una giornalista (Maria Lombardo Pijola), su "Il Messaggero". Poteva essere messo in evidenza il solo gesto maschile?? Ma quando mai? Le donne devonouscire, comunque vincitrici! Non sia mai detto che il maschio sia migliore della femmina!

    Da: http://www.ilmessaggero.it/articolo_app.ph...&npl=&desc_sez=

    Emanuele, per salvare la figlia di sei mesi ha sfidato il fuoco dei terroristi

    di Marida Lombardo Pijola

    ROMA (29 novembre) - Dormono, adesso che possono dormire, senza rischiare che il buio del sonno scivoli in un altro buio, senza temere di non svegliarsi più. Dorme Emanuele, a casa di un amico indiano, sfinito dall’attesa del peggio, che è il picco più alto del terrore. Quasi quaranta ore, e lui non c’era, accanto a sua moglie e a sua figlia, in quell’albergo, «e mi sentivo in colpa», ed aggrediva l’ansia attaccato al cellulare, monitorando il timbro di voce di sua moglie, l’intensità del pianto di sua figlia, chiedendo a Lea il resoconto dettagliato di ogni fruscio, davanti a quella stanza. E poi, alla fine, è entrato. E’ entrato all’Oberoi-Trident, Emanuele Lattanzi, prima che i terroristi ne uscissero, per portare il latte artificiale alla sua bimba di sei mesi, varcando i fuochi incrociati di un blitz, aggirando gli agguati dei mitra; ma adesso non chiamatelo eroe, gli basta padre, gli basta genitore, sono talvolta categorie simmetriche, omogenee.

    Accanto a Emanuele, dorme Lea, spossata dall’ansia, ancora avvelenata dalle sue tossine. Dorme con la profondità con cui puoi dormire dopo aver vegliato per quasi due giorni, valutando la concretezza dell’eventualità di morire da un momento all’altro assieme alla tua bimba, centellinando gli sbalzi della tua paura, e resistendo grazie all’energia dei tuoi ventotto anni, dell’infinita pazienza femminile. Adesso finalmente può dormire, Lea Cavina, ma sa che ci vorrà del tempo, prima di riuscire a farlo senza incubi; prima di smorzare il ronzio di quei rumori nella testa, il fuoco, gli spari, le grida e il pianto di Clarice, che vuole la pappa, e non può averla, il latte artificiale è nella loro stanza, al quattordicesimo piano, e loro sono al decimo, e uscire è una follia.
    Accanto al letto di Lea, nella sua culla, dorme Clarice, appagata di tenerezze e biberon. Lei non sa nulla di quello che è accaduto, misura il tempo in pappe, nanne, carezze, niente più, e quando sarà grande le racconteranno che un giorno ha rischiato di morire, dopo aver vissuto appena una stagione.
    [Notare come sia sparita la figura di Emanuele: non potranno mica raccontarle di essere stata salvata da mano maschile! NdR].E intanto, nel cuore di una strage, lei se ne stava chiusa in una stanza di un albergo indiano, con la sua mamma e con alcune massaggiatrici indonesiane, e tutte a cercare di tranquillizzarla, magari per tranquillizzare anche se stesse, e non riflettere troppo sui dati di fatto e gli interrogativi di quella situazione: chissà se salteremo in aria come a New York, o moriremo bruciate nel rogo dell’albergo, o questa porta verrà scardinata all’improvviso, e irromperanno i terroristi con i mitra, e verremo falciate, tutte quante.

    E poi è finita bene, e Emanuele è uscito dall’albergo con la bimba in braccio, proteggendo la testina pelata con la mano, con indosso ancora il camice bianco da chef, e accanto Lea. E ora fa fatica a parlare, Emanuele, stordito dalla stanchezza, dalla gioia, e dice solo «sì, sono felice, la bimba sta bene, è stato terribile, se fosse accaduto qualcosa non avrei mai potuto perdonarmelo». Sarebbe stato l’epilogo di un amore pendolare tra due continenti. Lui che fa il ”suos-chef” all’”Hassler”, uno dei più sontuosi alberghi della capitale, e viene mandato dal suo capo, il celebre chef Francesco Apreda, a gestire il ”Vetro”, ristorante gemellato di Bombay, all’interno dell’”Oberoi-Trident”. Lei che continua a lavorare a Roma, reparto vendite del ”De Russie”. Tre anni a transvolare oceani, e infine Lea, tre mesi fa, lascia il lavoro romano, decide di andare a vivere con suo marito. C’è la bambina, adesso, vogliono stare assieme, a fare ciò che sono, una famiglia. Vivono in albergo, in una stanza del quattordicesimo piano. Non posso sapere che, di lì a poco, qualcuno, -i terroristi, il caso-, tenterà di regolare con loro conti che non hanno.

    Era nella sua stanza, Lea, quella sera, come sempre, tranquilla, con la sua bambina, mentre Manuele era disotto, a ristorante, a cucinare i suoi piatti italiani. E poi gli spari, e le esplosioni, e il fumo, la corsa giù per le scale, e quattro piani con la bimba in braccio e il cuore il gola, fino alla stanza delle massaggiatrici. Il caso tende gli agguati, e poi si pente: forse sarebbe morto, Manuele, se Abimanu, il manager dell’albergo, non avesse avuto la prontezza di serrare a chiave la porta di vetro che separa il ristorante dalla hall, nella quale il commando si era improvvisamente materializzato, i mitra spianati, la volontà di utilizzarli subito, a raffica, indiscriminatamente.

    Manuele e tutti gli altri li hanno visti in faccia, i terroristi, e hanno potuto misurare una distanza di metri e di secondi dalla propria morte, esattamente un attimo prima di sfuggirle. E via di corsa nel ristorante contiguo, e poi, attraverso una porta secondaria, tutti fuori. E’ stato così che si è salvato, il marito di Lea, il padre di Clarice. Così, più tardi, ha potuto salvare sua moglie e la sua bimba. La vita riproduce vita, è una filiera. E adesso bisognerà dimenticare. Solo questo.



    "E quando sarà grande le racconteranno che un giorno ha rischiato di morire, dopo aver vissuto appena una stagione"....già quando sarà grande... e magari Lea racconterà a Clarice di quella volta in cui suo padre ha fatto una cosa, in fondo normale, ha fatto quel che doveva fare per salvare delle donne, poiché si sà, le donne sono più importanti degli uomini, poiché, per questo motivo, altro non poteva e non doveva fare... magari iniziando poi a lamentarsi, rinfacciandogli il fatto che, dall'India (dato che, magari, ormai lei sarà tornata a vivere in Italia con sua figlia, stanca di quella nazione, di quella cultura e di quell'uomo) lui non le manda mai i soldi degli alimenti, , dopo aver ottenuto il divorzio, poiché si sà... gli uomini non sanno amare e sono solo dei vigliacchi!

    Edited by LesPaul - 29/11/2008, 14:28
     
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  2. Tex6969
     
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    LesPaul
    CITAZIONE
    dell’infinita pazienza femminile.

    Questa è da oscar !!! La stessa pazienza che hanno a chiedere il divorzio dopo solo 2 -3 anni di..."incompatibilità caratteriale", quella pazienza che dimostrano a fare vedere comunque i figli all'ex-marito nonostante siano in corso asperrime battaglie legali, la stessa pazienza nell'accusare l'uomo di inestistenti molestie sessuali o violenze domesctiche mai subite.....
    Che pazienza, che giornaliste femmine, CHE DONNE !!!!

    QUESTO è L'INDIRIZZO MAIL DEL MESSAGGERO : [email protected]

    LesPaul se mi dai l'OK per inviare il link di questa discussione che hai aperto, lo faccio immediatamente; non ho tempo, ne merita una lettera ad hoc....
    Invito tutti i forumisti a fare altrettanto !!!

    LesPaul fammi sapere.
     
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  3. LesPaul
     
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    Certo che ti dò l'ok ci mancherebbe ancora!

    Presente anche sul mio blog: http://blog.libero.it/questmaschile/

    con poche variazioni piu che altro di carattere formale e non sostanziale!
     
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  4. Tex6969
     
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    TRASMESSA ALL'ESIMIO DIRETTORE DEL MESSAGGERO.
    ECCOLA

    CITAZIONE
    Egregio Direttore,

    Le allego alla presente un link tratto dai forumisti di UOMINI3000, affinchè Lei possa valutare con la dovuta attenzione il modo attraverso il quale il Suo giornale ha riportato la notizia dell'atto eroico di un UOMO che è riuscito, a rischio della propria incolumità, a salvare moglie e figlia nell'Hotel Oberoi di Mumbai.

    Ci chiediamo se tale impostazione, tipica ormai della quasi totalita delle testate giornalistiche italiane, che tendono palesemente solo ad esaltare le azioni (anche e, solo, in alcuni casi, passive) delle donne e a considerare "normali" quasi... "dovute" quelle molto più rischiose, nobili e produttive dell'uomo, sia dovuta a particolari indicazioni del "politicamente corretto" oppure se rappresentino realmente il pensare comune di tutti i cittadini.



    Firmato:

    UN UOMO .... (QUALUNQUE...E MOLTO MENO IMPORTANTE ED UTILE DI UNA QUALSIASI DONNA) del forum UOMINI3000


    http://questionemaschile.forumfree.net/?t=34602422

    Ovviamente restiamo in attesa di un'improbabile risposta !

     
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  5. LesPaul
     
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    Ottimo! Però, Tex... attenzione: questo NON E' il forum di Uomini3000!!
    Questo è il forum sulla Questione Maschile!
    Sarebbe bene mantenere separate le due entità!
     
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  6. Wang Mang
     
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    Les Paul, complimenti per le tre pagine dedicate al coraggio maschile sul tuo blog!
     
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  7. LesPaul
     
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    Grazie Wang... ma due non sono mie: vi sono i links con i rimandi a antifeminist journal!!
    L'ultima è mia.
     
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6 replies since 29/11/2008, 13:19   269 views
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