colonialismo culturale fascista

della lavoratrice

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  1. COSMOS1
     
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    CITAZIONE
    CITAZIONE (andiamoalavorar @ 3/9/2009, 16:50)
    CITAZIONE
    Quindi la donna non dovrebbe votare, per non parlare di insegnare, fare giornalismo, scrivere, PARLARE. Ti rendi conto di quello che dici?

    pazzesco, ma che dici tu piuttosto? ma ti rendi conto del terribile neocolonialismo culturale di cui sei portatrice? perchè, anche se pensassi qualcuna delle cose che mi atribuisci, che ci sarebbe di male? solo la tua visione del mondo ha diritto di esistenza? dobbiamo bombardare, distruggere, estirpare tutte le culture non europee e non USA xkè non sono politicamente corrette? :woot:

    io non ho detto esattamente quel che mi attribuisci, ma non val la pena parlare con i fascisti... e il tuo è un tipico ragionamento fascista

    chiariamoci: non era una difesa in assenza di argomenti ma una convinzione profonda

    il fascismo sconfitto militarmente ha stravinto a livello culturale mondiale

    i fascisti invadevano l'Eritrea, la Somalia, la Libia, bombardavano, gasavano, giustiziavano, e si sentivano portatori di civiltà:

    CITAZIONE
    faccetta nera, bella abissina
    aspetta e spera che già l'ora si avvicina

    :sick:

    oggi c'è chi invade l'Irak e l'Afganistan, ritenendo di portare la civiltà ...

    con lo stesso identico atteggiamento culturale

    ma chi ha detto che dobbiamo obbligare afgani ed irakeni ad adeguarsi ai nostri valori?
    ma chi ha detto che dobbiamo obbligarli al suffragio universale?
    ricordiamoci che qui in Italia il suffragio universale c'è da meno di 100 anni: x quale ragione una istituzione così recente dovrebbe di x sè essere così fondamentale x la vita di un popolo? che prove abbiamo che abbia migliorato la nostra vita? eppoi, se fosse così importante, come è possibile che proprio nei paesi a più lunga storia democratica la percentuale dei votanti sia in continua diminuzione?
    Intendiamoci, non sto mettendo in discussione le nostre "conquiste", ma il nostro diritto/dovere di imporle ad altri.
    Concepirsi portatori di questo messaggio salvifico (la nostra civiltà) è ciò che io chiamo fascismo: Siamo d'accordo?
     
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  2. Mario961
     
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    CITAZIONE (COSMOS1 @ 4/9/2009, 09:26)
    CITAZIONE
    CITAZIONE (andiamoalavorar @ 3/9/2009, 16:50)
    CITAZIONE
    Quindi la donna non dovrebbe votare, per non parlare di insegnare, fare giornalismo, scrivere, PARLARE. Ti rendi conto di quello che dici?

    pazzesco, ma che dici tu piuttosto? ma ti rendi conto del terribile neocolonialismo culturale di cui sei portatrice? perchè, anche se pensassi qualcuna delle cose che mi atribuisci, che ci sarebbe di male? solo la tua visione del mondo ha diritto di esistenza? dobbiamo bombardare, distruggere, estirpare tutte le culture non europee e non USA xkè non sono politicamente corrette? :woot:

    io non ho detto esattamente quel che mi attribuisci, ma non val la pena parlare con i fascisti... e il tuo è un tipico ragionamento fascista

    chiariamoci: non era una difesa in assenza di argomenti ma una convinzione profonda

    il fascismo sconfitto militarmente ha stravinto a livello culturale mondiale

    i fascisti invadevano l'Eritrea, la Somalia, la Libia, bombardavano, gasavano, giustiziavano, e si sentivano portatori di civiltà:

    CITAZIONE
    faccetta nera, bella abissina
    aspetta e spera che già l'ora si avvicina

    :sick:

    oggi c'è chi invade l'Irak e l'Afganistan, ritenendo di portare la civiltà ...

    con lo stesso identico atteggiamento culturale

    ma chi ha detto che dobbiamo obbligare afgani ed irakeni ad adeguarsi ai nostri valori?
    ma chi ha detto che dobbiamo obbligarli al suffragio universale?
    ricordiamoci che qui in Italia il suffragio universale c'è da meno di 100 anni: x quale ragione una istituzione così recente dovrebbe di x sè essere così fondamentale x la vita di un popolo? che prove abbiamo che abbia migliorato la nostra vita? eppoi, se fosse così importante, come è possibile che proprio nei paesi a più lunga storia democratica la percentuale dei votanti sia in continua diminuzione?
    Intendiamoci, non sto mettendo in discussione le nostre "conquiste", ma il nostro diritto/dovere di imporle ad altri.
    Concepirsi portatori di questo messaggio salvifico (la nostra civiltà) è ciò che io chiamo fascismo: Siamo d'accordo?

    Se ti riferisci al messaggio nazifemminista (ed ai disvalori che gli stanno dietro) sono d'accordo con te . Per i fascisti che bombardavano e gasavano etiopi, eritrei e libici e credevano di portargli la civiltà sono d'accordo con te. Non sono d'accordo con te per le nostre missioni - tra l'altro su incarico dell'ONU - in Irak ed in Afghanistan ; anche perchè , da quelle parti, con Saddam Hussein nel primo e poi coi Talebani nel secondo, pezzi di merda come Bin Laden & simili hanno potuto pianificare indisturbati , con molta tranquillità e con molti denari, l'attacco alle Twin Towers di New York City dell'11 settembre 2001 !! Quelle due nazioni sono state (ed in parte rimangono) l'alveo della "cultura" talebana e jihaddista che vuol far sollevare le masse mussulmane del pianeta per scagliarle contro i cosiddetti "infedeli" che poi saremmo noi . L'anelito rivoluzionario islamico per la conquista del mondo parte da lì e poi, in misura minore manon meno preoccupante , dal Pakistan e dai waabiti dell'Arabia Saudita (che è come dire il Vaticano dei mussulmani). Per portargli uno straccio di democrazia in Irak e farli avvicinare un po' alla civiltà sono morti sinora 5000 soldati americani , parecchie centinaia di inglesi, e poi di altre 11 nazioni del pianeta tra i quali i nostri 21 uomini di Nassyria (non dimentichiamolo) + un altra decina in singoli attentati in Irak ed altri 10 in singoli attentati in Afghanistan. In parole povere siamo a quota oltre 41 morti nei soli Irak ed Afghanistan solo noi italiani per garantire uno straccio di civiltà a questi due disgraziati paesi .

    Mario961

    Edited by Mario961 - 4/9/2009, 09:48
     
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  3. icarus.10
     
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    CITAZIONE (COSMOS1 @ 4/9/2009, 09:26)
    ricordiamoci che qui in Italia il suffragio universale c'è da meno di 100 anni: x quale ragione una istituzione così recente dovrebbe di x sè essere così fondamentale x la vita di un popolo?

    Perchè altrimenti senza di esso come facciamo ad avere al potere mignotte veline e loro trogloditi zerbini? :D :P :D :P :D :P :D :P :D :P
    Ed è ciò che andiamo ad imporre agli altri. Abbiamo invaso l'Afaganistan per far togliere il burqa alle loro donne e per far tagliare la barba ai loro uomini, ma non permettiamo che quest' ultimi abbiano diritto di fare sesso con la loro moglie(vedi ad es. tutto questo casino che stanno facendo su quella legge afgana che prevede l'obbligo del coniuge al sesso, ma che la nostra propaganda ha definito come "diritto del marito a stuprare la moglie")
     
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  4. COSMOS1
     
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    CITAZIONE (Mario961 @ 4/9/2009, 09:42)
    Non sono d'accordo con te per le nostre missioni - tra l'altro su incarico dell'ONU - in Irak ed in Afghanistan ; anche perchè , da quelle parti, con Saddam Hussein nel primo e poi coi Talebani nel secondo, pezzi di merda come Bin Laden & simili hanno potuto pianificare indisturbati , con mola tranquillità e con molti denari, l'attacco alle Twin Towers di New York City dell'11 settembre 2001 !! Quelle due nazioni sono state (ed in parte rimangono) l'alveo della cultura talebana e jihaddista ...

    Mario961

    dunque: chiariamoci:

    Bin Laden dichiara guerra agli USA
    gli USA dicono all'Afganistan di consegnargli Bin Laden vivo o morto
    l'Afganistan si rifiuta
    gli USA invadono l'Afganistan e vanno a prenderselo (??? sbaglio o sinora non l'hanno trovato??)

    bon, basta, chiuso! che c'entra la missione civilizzatrice?

    idem x l'Irak:
    ha la bomba atomica, le armi chimiche, è un pericolo? gli distruggi fabbriche e arsenali e chiuso
    Saddam è un dittatore, opprime il suo popolo? metti a disposizione dei ribelli un sostegno militare (mi raccomando niente armi sennò va a finire come con i talebani) I ribelli lo revescano? bene, vuol dire che hanno la maggioranza!
    non ci riescono? e che vuoi fare tu una maggioranza che non c'è????
    Saddam è un criminale e va processato. Bene, vai a prenderlo, lo porti al tribunale internazionale, lo processi e lo punisci. Stop. Che c'entra la missione civilizzatrce? boh...
     
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  5. Mario961
     
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    CITAZIONE (icarus.10 @ 4/9/2009, 09:43)
    CITAZIONE (COSMOS1 @ 4/9/2009, 09:26)
    ricordiamoci che qui in Italia il suffragio universale c'è da meno di 100 anni: x quale ragione una istituzione così recente dovrebbe di x sè essere così fondamentale x la vita di un popolo?

    Perchè altrimenti senza di esso come facciamo ad avere al potere mignotte veline e loro trogloditi zerbini? :D :P :D :P :D :P :D :P :D :P
    Ed è ciò che andiamo ad imporre agli altri. Abbiamo invaso l'Afaganistan per far togliere il burqa alle loro donne e per far tagliare la barba ai loro uomini, ma non permettiamo che quest' ultimi abbiano diritto di fare sesso con la loro moglie(vedi ad es. tutto questo casino che stanno facendo su quella legge afgana che prevede l'obbligo del coniuge al sesso, ma che la nostra propaganda ha definito come "diritto del marito a stuprare la moglie")

    Icarus resta comunque il fatto che loro - gli afghani - se ne sono comunque fottuti di quello che dicono gli italiani , o gli svedesi od i norvegesi e la legge l'hanno approvata lo stesso. Credo che abbiamo parlato solo noi italiani di legge "che approva lo stupro delle mogli" ; in enssun altra nazione occidentale s'è mai parlato di una cosa simile !! E' proprio perchè da noi ci sono le nazifemministe che avvengono queste cose. Sono un problema serio che dovremo risolvere solo noi uomini italiani perchè noi uomini italiani abbiamo permesso che questo schifo fosse elevato a norma e prassi !!

    Mario961

    CITAZIONE (COSMOS1 @ 4/9/2009, 09:50)
    CITAZIONE (Mario961 @ 4/9/2009, 09:42)
    Non sono d'accordo con te per le nostre missioni - tra l'altro su incarico dell'ONU - in Irak ed in Afghanistan ; anche perchè , da quelle parti, con Saddam Hussein nel primo e poi coi Talebani nel secondo, pezzi di merda come Bin Laden & simili hanno potuto pianificare indisturbati , con mola tranquillità e con molti denari, l'attacco alle Twin Towers di New York City dell'11 settembre 2001 !! Quelle due nazioni sono state (ed in parte rimangono) l'alveo della cultura talebana e jihaddista ...

    Mario961

    dunque: chiariamoci:

    Bin Laden dichiara guerra agli USA
    gli USA dicono all'Afganistan di consegnargli Bin Laden vivo o morto
    l'Afganistan si rifiuta
    gli USA invadono l'Afganistan e vanno a prenderselo (??? sbaglio o sinora non l'hanno trovato??)

    bon, basta, chiuso! che c'entra la missione civilizzatrice?

    idem x l'Irak:
    ha la bomba atomica, le armi chimiche, è un pericolo? gli distruggi fabbriche e arsenali e chiuso
    Saddam è un dittatore, opprime il suo popolo? metti a disposizione dei ribelli un sostegno militare (mi raccomando niente armi sennò va a finire come con i talebani) I ribelli lo revescano? bene, vuol dire che hanno la maggioranza!
    non ci riescono? e che vuoi fare tu una maggioranza che non c'è????
    Saddam è un criminale e va processato. Bene, vai a prenderlo, lo porti al tribunale internazionale, lo processi e lo punisci. Stop. Che c'entra la missione civilizzatrce? boh...

    Beh , quanto meno i due figli di Saddam Hussein (tutti e due morti dopo scontro a fuoco coi soldati americani) non possono più butatre i loro rivali in amore nelle gabbie dei leoni dello zoo di Bagdad per farli sbranare ....!! Credo che come missione civilizzatrice anche solo sta cosa , basti....non credi ?!

    Mario961
     
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  6. COSMOS1
     
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    CITAZIONE (Mario961 @ 4/9/2009, 09:58)
    Beh , quanto meno i due figli di Saddam Hussein (tutti e due morti dopo scontro a fuoco coi soldati americani) non possono più butatre i loro rivali in amore nelle gabbie dei leoni dello zoo di Bagdad per farli sbranare ....!! Credo che come missione civilizzatrice anche solo sta cosa , basti....non credi ?!

    Mario961

    ah beh, se è x qs che abbiamo provocato il disastro che abbiamo provocato.... :-------:
     
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  7. Mario961
     
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    CITAZIONE (COSMOS1 @ 4/9/2009, 10:01)
    CITAZIONE (Mario961 @ 4/9/2009, 09:58)
    Beh , quanto meno i due figli di Saddam Hussein (tutti e due morti dopo scontro a fuoco coi soldati americani) non possono più butatre i loro rivali in amore nelle gabbie dei leoni dello zoo di Bagdad per farli sbranare ....!! Credo che come missione civilizzatrice anche solo sta cosa , basti....non credi ?!

    Mario961

    ah beh, se è x qs che abbiamo provocato il disastro che abbiamo provocato.... :-------:

    No, Cosimo.....

    Ci sono stati pure i curdi gasati al nord (dell'Irak) e gli sciiti gasati e sterminati dopo una rivolta a Bassora (dopo la fine della prima guerra del Golfo, nel 1991) ; c'è stata la guerra con l'Iran durata sette anni e con un milione di morti circa ; c'è stata la collaborazione col terrorismo palestinese e con alcuni cosiddetti "stati canaglia" (sulle sponde dell'Eufrate fu trovato in una villa quell'Abu Abbas protagonista del sequestro dell'Achille Lauro e dell'uccisione dello statunitense Klinghofer , su una sedia a rotelle, e poi buttato a mare !) .La lista delle cose combinate da Saddam Hussein è ben più lunga delle cose combinate dai talebani in Afghanistan anche se non più feroce!!

    Mario961
     
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  8. LordDrachen
     
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    la guerra con l'Iran è stata appoggiata dagli americani che han spalleggiato a turno entrambe le potenze per
    poi dare definitivamente una mano a Saddam che le stava prendendo bellamente nonostante all'inizio fosse
    tecnicamente più attezzato.

    Mario le tue considerazioni mi sembrano facciano il paio con le "armi di distruzione di massa", questo senza
    voler togliere nulla alla "demenza" di quel dittatore.
     
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  9. COSMOS1
     
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    CITAZIONE (Mario961 @ 4/9/2009, 11:45)
    CITAZIONE (COSMOS1 @ 4/9/2009, 10:01)
    ah beh, se è x qs che abbiamo provocato il disastro che abbiamo provocato.... :-------:

    No, Cosimo.....

    Ci sono stati pure i curdi gasati al nord (dell'Irak) e gli sciiti gasati e sterminati dopo una rivolta a Bassora (dopo la fine della prima guerra del Golfo, nel 1991) ; c'è stata la guerra con l'Iran durata sette anni e con un milione di morti circa ; c'è stata la collaborazione col terrorismo palestinese e con alcuni cosiddetti "stati canaglia" (sulle sponde dell'Eufrate fu trovato in una villa quell'Abu Abbas protagonista del sequestro dell'Achille Lauro e dell'uccisione dello statunitense Klinghofer , su una sedia a rotelle, e poi buttato a mare !) .La lista delle cose combinate da Saddam Hussein è ben più lunga delle cose combinate dai talebani in Afghanistan anche se non più feroce!!

    Mario961

    aoh Mario nun ce capimo:
    Saddam gasa i kurdi al nord? bene, fai un bel protettorato, mandi un po' di tornado, polverizzi le basi militari irakene, appendi una bombetta sul palazza di Saddam etc
    irakeni e iraniani si pestano tra loro? mi sembra che la guerra fosse finita da un pezzo al momento dell'invasione
    irak e terroristi collaborano: azzera i servizi segreti irakeni, manda a ferro e fuoco Bagdad, etc

    ma tutto qs cosa centra con una occupazione permanente e l'imposizione del modello democratico occidentale?
     
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  10. icarus.10
     
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    Per altro su Saddam, sono state dette una marea di balle da parte della propaganda occidentale: le armi di distruzioni di massa, che uccdeva gli oppositori, che gasava i curdi, ecc Tutte menzogne. Saddam non era un santo,anzi un dittatore!! ma nemmeno quel sanguinario tiranno che la propaganda occidentalista ci ha presentato.

    Leggete questo articolo di Fulvio Grimaldi(che è anche antifemminista). E' un articolo che non condivido totalmente("onore" a saddam mi pare eccessivo, è pur sempre stato un dittatore!), però smonta alcune menzogne che sono state dette su di lui:

    13 gennaio 2006

    http://www.uruknet.info/?p=19591&hd=0&size=1&l=x


    L’unico mezzo d’informazione che ha difeso la propria dignità, insieme alla verità incontrovertibile dei fatti, è stato – e mi s/piace – "il Manifesto". Di contro avevamo un autentico uragano trasversale, dal fascista Fini a Piero Sansonetti di "Liberazione" (già distintosi per quel suo "nostri ragazzi" di altra occasione), a confermarci una volta di più nella surreale constatazione che non più di due destre si tratta in questo paese, quella che si vanta tale e quella che si mimetizza da centrosinistra, ma addirittura di tre. Perché non mi potrete negare che la vicenda di Fabrizio Quattrocchi, andato in Iraq con i suoi compari, armato come Rambo per ammazzare coloro che non si peritavano di rivoltarsi contro un invasore carnefice, costituisca una pietra di paragone tra chi, necessariamente a sinistra, al di là delle totalmente irrilevanti modalità della morte (manipolate, pare, a fini di "eroismo patriottico"), sta con la Resistenza irachena contro i barbari nazisionisti e chi lo definisce "eroico protettore di gente impegnata nella ricostruzione" (Mensurati, Radio Rai1) e "educato, dignitoso, fiero…ricordo dolente di tutti noi (sic!)…ucciso da terroristi… con affetto per la sorella di Fabrizio (sic!)…di cui capisco perfettamente e apprezzo la commozione e l’orgoglio (sic!)…" Parole del direttore di "Liberazione", quello dei "nostri(sic!)ragazzi", che poi culmina in vette di aberrazione mettendo nello stesso mattatoio dei 200.000 iracheni ammazzati da invasori e loro ascari, mentre difendevano patria, sovranità, dignità, socialismo, libertà, vita, come "vittima di questa guerra" colui e coloro che ne sono stati i macellai e aiuto-macellai. Cosa non si fa per stare al governo con D’Alema e i delinquenti di Tel Aviv e Washington! Chissà se il personaggio ha sentito bruciarsi sulla faccia gli schiaffi di un informato, onesto e coraggioso analista come Manlio Dinucci sul "Manifesto", quando ci parla dei compiti di questi "contractors", come "quello dell’interrogatorio dei prigionieri nelle sale delle tortura di Abu Ghraib", o quando ci ricorda che il correo di Quattrocchi, Salvatore Stefio, offriva "i suoi servizi a governi che necessitano di una rapida risoluzione dei problemi di carattere militare, di difesa e sicurezza interna…" Sberle che un anche minimo soffio etico, prima ancora che politico, avrebbe dovuto far rimbalzare sulle mosce guance di un sindaco, noto per amministrare la capitale peggio messa d’Europa e in cambio aver spergiurato "mai stato comunista", dopo una vita di prebende e onori tutta trascorsa nel PCI. Sindaco che è asceso al Parnaso delle facce di bronzo quando ha proposto di intitolare una strada al noto Quattrocchi. Non a Enzo Baldoni, non ai bambini iracheni arrostiti dal fosforo, non ai giornalisti non embedded fucilati o rapiti dagli occupanti. A Quattrocchi. Fa il paio con quel governatore di Puglia, crociato dei diritti PACS, che, coerentemente, intitola l’aeroporto di Bari al compagno Woytila. La ripugnanza monta e noi lasciamo questi sicofanti all’immondezzaio della storia e alla considerazione degli iracheni.

    Passiamo a un’altra, questa volta di maggiore rilevanza storica e politica, cartina di tornasole: il presidente legittimo dell’Iraq, Saddam Hussein. Ricordo una riunione dei compagni dell’ "Ernesto", corrente che si vuole di sinistra nel PRC, in cui discutemmo di Saddam, con me appena tornato dall’Iraq massacrato da 13 anni di embargo totale, ma sempre in piedi e baluardo antimperialista. Una figura di primissimo piano della dirigenza del partito, Bianca Bracci Torsi, tra l’altro protagonista dell’annosa – e faticosa nel PRC - battaglia per la memoria partigiana ed antifascista, che sentenziò: "Uno che ha sterminato migliaia di comunisti, che ha gassato i curdi e che è servito da strumento degli americani non può certo essere annoverato nel campo dei progressisti". Il tutto condito dai soliti riferimenti al "dittatore sanguinario", al "repressore del proprio popolo", al "torturatore degli oppositori". Insomma, pari pari gli stereotipi della propaganda imperialista elaborata scientificamente dalle centrali governative della disinformazione, a partire dagli anni ’80, allo scopo di preparare l’opinione dei complici, degli ingenui e dei fessi allo squartamento del paese più ricco di petrolio del mondo e socialmente, industrialmente, politicamente più avanzato, insieme a Cuba, del Sud planetario. Echi di Bush padre, che bombardò a morte qualcosa come 100.000 civili iracheni, di Clinton che proseguì nella garrota economica e bombarola di 2 milioni di innocenti, di Bush figlio che s’illuse di completare l’opera cancellando l’intero paese dalla faccia della Terra, salvo i pozzi di petrolio, i tagliagole curdi e i preti collaborazionisti di obbedienza iraniana. Ma anche echi, fedelmente ripetuti, dal suo ex-leader Massimo D’Alema, complice di tutto questo e denunciato dai giuristi del PRC come criminale di guerra per la cogestione dello scannatoio jugoslavo. E, decisivi, echi dall’ex-grande punto di riferimento Leonida Brezhnev, che s’inventò la strage dei comunisti per garantire un miserabile alibi al suo tradimento del patto di amicizia e mutua difesa URSS-Iraq (1972), quando si schierò con l’integralista espansionista Khomeini (lui, sì, strumento di Israele e USA: ricordare l’Iran-Contras, le armi e i piloti israeliani a Tehran, gli aiuti finanziari del Congresso USA dal 1980 al 1988, l’aggressione all’Iraq anche stimolando, armando e pagando la rivolta dei curdi iracheni dopo aver sterminato quelli iraniani, il rifiuto per sei anni della pace offerta da Saddam). Echi, tutti questi, che evidentemente hanno saputo far sprofondare nell’oblio l’antica consapevolezza nei compagni di come colonialismo e poi imperialismo tratteggiarono ai propri fini figure come Fidel, Ho Ci Min, Mao, Ben Bella e Boumedienne, Gheddafi, Yomo Keniatta liberatore del Kenia (il "Mau Mau assiso tra i rami vestito di pelli di leopardo, pronto con i suoi finti artigli a strappare il cuore ai civilizzatori britannici") e chiunque abbia guidato il rifiuto armato dei popoli alla schiavitù capitalista straniera. Risparmiando il non violento Ghandi, ovviamente, visto che, persa per persa l’India nel grande processo di decolonizzazione dopo la II guerra mondiale, il nudo digiunatore della casta nobiliare quanto meno ti garantiva la permanenza dell’India nel girone capitalista filobritannico del Commonwealth, così sottraendo la vittoria e il potere alle forze popolari di sinistra che per decenni avevano condotto la lotta vincente contro viceré britannici e marajà indigeni.

    Naturalmente il connubio coesistente antiracheno tra URSS e USA aveva delle volgari basi geostrategiche. All’Occidente e ai suoi corifei italioti nel nuovo colonialismo globale conveniva sabotare, con la proiezione di un Saddam cialtrone doppiogiochista, finto antimperialista e servo degli USA, l’eventualità di un’insidiosa solidarietà con l’Iraq assediato, affamato, bombardato e infine calpestato, da parte di "sinistre", un tempo ancora a sinistra, aduse a schierarsi politicamente e anche materialmente a fianco delle lotte di liberazione e per il riscatto dei "proletari di tutto il mondo". A Brezhnev e al suo codazzo terzinternazionalista, rassegnati al socialismo in un solo paese grazie alla vergogna di Yalta, interessava tenersi caro il fanatico oscurantista e anticomunista, confinante con le proprie regioni musulmane già in processo di autonomia dall’Unione e questo valeva, nel 1979-80, il tradimento dei trattati con l’Iraq laico ed antimperialista e la criminalizzazione di Saddam "massacratore di 5000 comunisti", magari "su indicazione Cia". Una balla megagalattica, quanto quella sui curdi di Halabja gassati nel 1988, smentita, oltrechè dai giornalisti sul posto, dagli stessi servizi delle grandi potenze, Cia in testa (furono gli iraniani a lanciare il gas contro truppe irachene vicine a quel villaggio: vedi, tra le altre fonti, il "New York Times" del 31 gennaio 2004). Una balla che si ridusse a quei 140 dirigenti del PC iracheno processati e giustiziati per alto tradimento, secondo le stesse ammissioni dell’attuale PCI collaborazionista e partecipe del governo fantoccio insediato dagli USA, per aver obbedito a Mosca facendo la spia, o essendo andati a combattere contro il proprio paese nella guerra Iraq-Iran.

    Non è questa l’occasione per andare a rovistare nell’immenso letamaio di menzogne rovesciate su Saddam e sul partito Baath allo scopo di cancellare un modello sociale e politico incompatibile con Pensiero Unico e Nuovo Ordine Mondiale, rubare il petrolio e normalizzare sionisticamente il Medio Oriente, al di là di ogni ipotesi di riunificazione araba di cui l’Iraq è stato, dopo Nasser e Boumedienne, il massimo polo. Letamaio cui è stato consentito di inquinare e lobotomizzare chi avrebbe dovuto avere maggiore capacità di discernimento, specialmente dopo analoghe campagne di satanizzazione all’indirizzo di difensori di sovranità, progresso sociale, libertà come Slobodan Milosevic o Fidel Castro. Certe idiozie grottesche si sono già dissolte al sole della razionalità o delle rivelazioni dei pochi investigatori sottrattisi all’omologazione praticata dai vocati al servilismo: la finta infermiera e vera figlia dell’ambasciatore del Kuweit a Washington che piagnucola su "neonati kuweitiani strappati dalla soldataglia irachena dalle incubatrici e scagliati a terra a morire"; il tritaplastica in cui "Saddam infilava gli oppositori politici a piedi in giù", inventato da una deputata laburista per agevolare le bugie guerrafondaie di Blair; i calciatori che, persa una partita, venivano prima "picchiati sulle piante dei piedi e poi fatti allenare con palle di ferro" dal presidente della società Uday Hussein, figlio del presidente che, tra le altre efferatezze, girava per Baghdad "sequestrando fanciulle e gettandole nel pozzo dopo averne abusato"; lo sterminio di popolazioni scite in rivolta dopo la prima aggressione imperialista (Bellini e Cocciolone), dove si trattava invece di milizie iraniane infiltrate con la copertura degli ayatollah iracheni oggi al fianco degli occupanti; l’analogo massacro di curdi, laddove il Curdistan iracheno era stato l’unico spazio in cui quel popolo diviso aveva ottenuto autonomia, autogoverno e pari dignità e ruolo nel governo nazionale e si trattava di fermare la rivolta, sotto guida israelo-statunitense, di due capitribù narcotrafficanti, Barzani e Talabani, quest’ultimo oggi capo dello "Stato" in virtù di servigi ai genocidi. Si potrebbe continuare per ore incidendo da tutte le parti il tumore dell’antisaddamismo coltivato con iniezioni ventennali di menzogne, fino a ridurlo alle sue vere dimensioni di truffa dalle proporzioni cristiane ( e gli amici atei sanno cosa intendo).

    Ne parlerà con grande conoscenza di causa un libro di Valeria Poletti, di prossima pubblicazione per i tipi di Achab e di cui si darà la più diffusa comunicazione. Un volume documentatissimo che ci racconta l’Iraq dalla colonizzazione, attraverso la rivoluzione, l’incredibile riscatto economico e sociale, fino ai giorni dell’incubo imperialista e dell’eroica resistenza di un popolo che, preparato da tempo alla bisogna, riesce a costruire il fronte avanzato e decisivo dello scontro con i più sanguinari "padroni del mondo" che siano mai comparsi. Non per nulla merita il riconoscimento di tutte le persone perbene, come Fidel e Chavez ci insegnano Un lavoro che svergogna una volta di più la pigra e silente indifferenza della nostra informazione, quella presunta alternativa compresa, verso la realtà di un paese, un popolo, un nodo geopolitico che pure rappresentano il massimo dramma mondiale del dopoVietnam. Ricordo la grande attenzione, gli occhi strabuzzati e le bocche spalancate delle migliaia di persone che ho incontrato durante tre lustri di dibattito e conferenze e con le quali ho dovuto essere il primo a illustrare il vero Iraq, il vero Saddam, la vera ragione di uno scontro epocale, pur essendo i dati che riferivo, a parte la mia trentennale frequentazione del paese, ampiamente disponibili in rapporti e statistiche ONU, Unicef, Unesco, PAM, Banca Mondiale e altre istituzioni internazionali che registrano i percorsi economici e sociali dei popoli.

    Qui interessa piuttosto, alla luce di uno dei processi più simili a quelli dell’Inquisizione cattolica e a cui Saddam sta tenendo testa in modo, questo sì, eroico, non meno di Milosevic nella vergognosa burla giuridica dell’Aja, ripercorrere brevemente le orme del cammino di un paese che, lasciato dai colonialisti inglesi nel più abietto sottosviluppo, senza ospedali, senza scuole, senza industria, in pochi anni, cacciati i colonizzatori quasi a mani nude, seppe, attingendo alle radici della più antica e ai suoi tempi progressiva civiltà del mondo, forgiarsi in nazione e diventare un modello di giustizia sociale e di coerenza antimperialista. Saddam sta in un carcere e porta i segni delle torture dei "portatori di democrazia", giudicato da un banda di venduti pseudomagistrati, accusato da testimoni occulti, nascosti, anonimi, che leggono filastrocche preparate dagli sgherri di un occupante che detta ogni aspetto e ogni mossa politica ed economica del paese al fine di completarne la distruzione e il saccheggio. Fuori gli squadroni della morte dei collaborazionisti sciti e curdi, creati dagli angloamericani insieme al fantasmatico burattino Al Zarkawi (cui tutti offrono ormai scandalosa credibilità) e addestrati e pagati dai pasdaran iraniani, giustiziano a migliaia coloro che appartengono a quell’82% di iracheni che rifiutano l’occupazione; il resto sono curdi ammaestrati da Israele e pescicani dell’esilio rientrati per le briciole del banchetto). Fuori, le armate terroristiche degli occupanti, di fronte a un’impossibile vittoria sul terreno e all’indomabile resistenza di città e villaggi, hanno quintuplicato i bombardamenti aerei indiscriminati, le incursioni a fini di rastrellamenti (60.000 i detenuti) pure indiscriminati, gli stupri di massa, il furto ai feriti e uccisi di organi destinati al mercato dei plutocrati statunitensi, gli attentati stragisti da attribuire alla Resistenza la devastazione e rapina degli un tempo smisurati beni archeologici e culturali, l’uso a tutto spiano di armi di distruzioni di massa dai gas al napalm e al fosforo, le torture, insomma tutto quello che dovrebbe servire a terrorizzare e convincere alla resa un popolo che deve pagare per aver già sconfitto una volta la criminalità statuale internazionale e per aver imparato che a resistere si vince.

    Dentro sta Saddam. Fuori stanno, a conferma dei peggiori tempi vissuti dall’umanità da secoli a questa parte (il nazifascimo, se non altro, era territorialmente e temporalmente più circoscritto), Sharon, boia di Sabra e Shatila e promotore della "soluzione finale" per palestinesi e arabi; Bush, i suoi santoli e padrini della cabala nazisionista e narcotrafficante, tra i cadaveri e le macerie degli attentati "islamici", da costoro orditi per poter sequestrare e sfoltire l’umanità; Blair, tardovittoriano alla ricerca degli scarti dell’altrui colonialismo, connivente del complotto criminale e che con il socio d’oltreatlantico ha freddamente costruito le bugie della demonizzazione e dell’integralismo islamico; Berlusconi, D’Alema, soldati di ventura Nato-USA, esecutori sul posto degli ordini dei carnefici imperiali; tutta la Grande Armada dello storico terrorismo di Stato USA, fin da coloro che governavano le stragi e i terrorismi in Italia e continuano a governarli, dalla Grecia all’America Latina, a Libano, Spagna, Egitto, Turchia, Giordania, Kosovo e ovunque gli pare funzionale far apparire la propria agenzia di provocazioni, Al Qa’ida: i Rumsfeld, Wolfowitz, Ledeen, Negroponte, North, Abrams, Posada Carriles, Orlando Bosch., Khalilzad e i mille e mille subordinati esteri, da Delle Chiaie in giù.

    Saddam sta dentro. Non era un santo, Saddam. Era il governante di un popolo, già annegato nell’uranio, che sopravviveva a forza di lacrime, sudore e sangue, sbaragliando insidie mortali a ogni angolo e da ogni parte, provocatori, spie, affamatori, infiltrati, sobillatori per conto dell’imperialismo, aggressori armati, sabotatori interni e internazionali, durante tutti i quasi cinquant’anni del suo cammino di emancipazione. Un popolo che, dopo aver sparso saggezza e scienza nel mondo, durante gli ultimi mille anni non aveva subito che regimi autocratici imposti da fuori e a cui non si poteva certo chiedere una maturazione illuministica verso la democrazia in quattro e quattr’otto, tanto più che quella democrazia si presentava e si presenta negli abiti marci della democrazia borghese. Un popolo che non poteva "essere gentile", come dice Brecht, non stava a capotavola di un pranzo di gala. Questo lo dico, mentre mi incombono i Bush, gli Sharon della "Sinistra per Israele", i D’Alema del paesicidio jugoslavo, i Giuliano Ferrara che vanno in orgasmo per ogni strage sionista o teocon, le Fallaci onorate di paginoni dal Corriere, i Magdi Allam che sul tabloid scandalistico "La Repubblica" s’inventavano i campi di Al Qa’ida in Iraq là dove c’erano campi militari ufficiali, visitati cento volte da ispettori ONU, vasellinatore del nuovo razzismo universale islamofobico, e tanta, tanta gentaccia. Questo lo dico avendo vissuto di persona, da metà degli anni ’70 in poi, tempi dell’unica nazionalizzazione del petrolio, difesa per trent’anni fino al 9 aprile 2003, arrivo dei vandali, l’esaltante esperienza di un popolo che prendeva coscienza di sé, della sua storia offuscata, della sua dignità negata, del suo ruolo da protagonista nello scontro tra giusti e delinquenti. Il processo di acquisizione, dopo secoli di polvere e esclusione, dell’autostima. Qualcosa che oggi si vive nel Venezuela di Chavez. Un popolo, infine. La cui non ultima nobiltà è stata di essere rimasto fino all’ultimo giorno, unico, a fianco del popolo palestinese e alle sue intifade.

    E quest’uomo, che non era un santo, ma che, dopo aver partecipato a una rivoluzione e poi guidato l’altra, sfidando l’impossibile e il mondo coalizzato, con l’eccezione, allora, dei paesi socialisti, di questo processo è stato l’inventore, il simbolo, il coagulatore. Per primo, i diritti umani. Non quelli che tanto agitano i nostri vessilliferi di democrazie al polistirolo. Quelli che interessano ai popoli, agli esclusi, ai fuori-dalla-storia. Agli eterni proletari. La conoscenza per essere soggetto di cultura e quindi di politica e quindi di destino. Un’alfabetizzazione totale in un paese totalmente analfabeta. Una sanità di altissimo livello con professionisti che dal processo in cui erano inseriti avevano tratto un’etica un po’ diversa dai nostri primari d’ospedale e dalle nostre larve nel formaggio delle cliniche private, tanto da dover essere ammazzati dagli occupanti perché smettano di curare un popolo destinato all’estinzione. Orari di lavoro, sindacati, maternità, previdenza, pensioni, anziani, bambini, donne libere e ad ogni livello di produzione e direzione; scienza, agricoltura, industria, arti che invadevano e accendevano il mondo arabo e oltre. E orgoglio. E consenso. E come si potrebbe non avere consenso quando un partito, il Baath, socialista, arabo e la sua direzione, per la prima volta nella storia e nella regione, distribuiscono la ricchezza in maniera equa, senza satrapi e senza mendicanti. Diritti umani che hanno consentito al governo di distribuire le armi da tenere in casa a sei milioni di cittadini, praticamente tutti quelli in grado di impegnarsi nella difesa, senza temere quell’insurrezione che si sarebbe verificata se solo il "regime" fosse stato quello descritto, o strumentalmente o vilmente, dall’universo mondo. Sei milioni che oggi tengono testa, in nome di noi tutti, alla più possente criminalità di Stato di tutti i tempi. Diritti umani che hanno messo un popolo in condizione di difendersi oltre ogni immaginazione, oltre ogni ottuso e ignorante pregiudizio, sulla base di una coscienza politica, sociale e nazionale che ne fa oggi l’avanguardia della risposta degli uomini ai loro terminator. Sicuramente non tutto è stato fatto da Saddam, chè corollario della costruzione di una nazione è la formazione di una classe politica all’altezza. Il merito massimo va a un popolo che in Saddam si è riconosciuto, ma che per la meta dell’emancipazione e della sovranità si è battuto incessantemente, con coraggio e intelligenza, tra sacrifici inenarrabili. Ovviamente i media non ce le raccontano le mille manifestazioni con i ritratti del presidente in tante città irachene, e la sinistra, intrisa di spocchia eurocentrista, avvitata nella sua opportunistica "spirale guerra-terrorismo". ovviamente le snobba, attribuendole a un perverso indottrinamento, non ancora risanato dalla "democrazia".

    Guardiamo Saddam nella gabbia dello pseudoprocesso condotto da chi, dopo aver ammazzato due milioni di iracheni e tentato di disintegrare l’anima di quel popolo liquidandone la memoria storica, la cultura, l’intelligenza, tutto il patrimonio umano, spera, con un’esecuzione prestabilita da colui che è il vero dittatore sanguinario d’Iraq, quello a stelle e striscie, di decapitarlo definitivamente e di consegnarne le membra sparse ai tirapiedi con turbante che già lo avevano servito quando recava la britannica croce di Sant’Andrea. Guardiamo e ascoltiamo Saddam, senza farci ottundere dai veleni somministratici dai cerusici di tutti gli inganni e di tutte le superstizioni. Da un uomo senza l’ombra di una paura, ma con tutta la sacrosanta collera che, dopo aver fatte sue le aspirazioni del suo popolo alla giustizia e al benessere, ne soffre l’agghiacciante ingiustizia e tragedia, ascoltiamo: "Ovviamente non sono colpevole, ma so benissimo che mi vogliono morto. Ma essendo il comandante in capo, preferisco essere fucilato da un plotone d’esecuzione. Combatto la tirannia USA in nome degli iracheni, degli arabi, dei popoli di tutto il mondo. Sono certo che gli Stati Uniti non saranno in grado di imporre un Nuovo Mondo. Quanto a me, ho operato per gli arabi e ho fatto il mio dovere. Sono convinto che il popolo iracheno combatterà fino all’ultimo. Non accetterà mai un dominio straniero. All’aggressione si resisterà fino a quando l’ultimo degli americani, dei loro alleati e fantocci, sarà stato cacciato dall’Iraq.

    Non m’importa di morire, non è che sono molto attaccato a questa vita. Per ogni essere umano c’è un tempo per andare. La vita di ogni singolo iracheno vale quanto la mia."Ascoltiamo. E forse non ci scandalizzeremo del titolo di questo articolo.

    Saddam verrà ucciso. Ma io, che mi sono mescolato a quelle genti quando rinascevano, crescevano, resistevano, morivano, so che non finiranno di piangerlo mai. C’è qualcuno che possa dire lo stesso di Bush, Blair, Clinton, D’Alema, Prodi? A dispetto della spaventosa regressione in cui papi, ayatollah, rabbini, presidenti serial killer, generali fosforizzanti, terroristi travestiti, mercenari torturatori, finte sinistre, idolatri ed egolatri, dirittiumanisti, stanno trascinando il mondo intero, gli iracheni non si arrendono. Continuano ad andare avanti. Magari non con i diktat delle tavole di Mosè, piuttosto con il Codice di Hammurabi che, primo, fece gli uomini uguali davanti alla legge. Merito anche di Saddam Hussein. La storia gliene renderà merito.


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  11. Mario961
     
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    CITAZIONE (COSMOS1 @ 4/9/2009, 13:00)
    CITAZIONE (Mario961 @ 4/9/2009, 11:45)
    No, Cosimo.....

    Ci sono stati pure i curdi gasati al nord (dell'Irak) e gli sciiti gasati e sterminati dopo una rivolta a Bassora (dopo la fine della prima guerra del Golfo, nel 1991) ; c'è stata la guerra con l'Iran durata sette anni e con un milione di morti circa ; c'è stata la collaborazione col terrorismo palestinese e con alcuni cosiddetti "stati canaglia" (sulle sponde dell'Eufrate fu trovato in una villa quell'Abu Abbas protagonista del sequestro dell'Achille Lauro e dell'uccisione dello statunitense Klinghofer , su una sedia a rotelle, e poi buttato a mare !) .La lista delle cose combinate da Saddam Hussein è ben più lunga delle cose combinate dai talebani in Afghanistan anche se non più feroce!!

    Mario961

    aoh Mario nun ce capimo:
    Saddam gasa i kurdi al nord? bene, fai un bel protettorato, mandi un po' di tornado, polverizzi le basi militari irakene, appendi una bombetta sul palazza di Saddam etc
    irakeni e iraniani si pestano tra loro? mi sembra che la guerra fosse finita da un pezzo al momento dell'invasione
    irak e terroristi collaborano: azzera i servizi segreti irakeni, manda a ferro e fuoco Bagdad, etc

    ma tutto qs cosa centra con una occupazione permanente e l'imposizione del modello democratico occidentale?

    Beh, questo sì , è vero ! Non gli si può imporre la democrazia ....anche perchè non la capiscono .

    Mario961

    CITAZIONE (LordDrachen @ 4/9/2009, 12:04)
    la guerra con l'Iran è stata appoggiata dagli americani che han spalleggiato a turno entrambe le potenze per
    poi dare definitivamente una mano a Saddam che le stava prendendo bellamente nonostante all'inizio fosse
    tecnicamente più attezzato.

    Mario le tue considerazioni mi sembrano facciano il paio con le "armi di distruzione di massa", questo senza
    voler togliere nulla alla "demenza" di quel dittatore.

    Spiegati meglio LordDrachen ! :)

    Mario961

    CITAZIONE (icarus.10 @ 4/9/2009, 13:19)
    Per altro su Saddam, sono state dette una marea di balle da parte della propaganda occidentale: le armi di distruzioni di massa, che uccdeva gli oppositori, che gasava i curdi, ecc Tutte menzogne. Saddam non era un santo,anzi un dittatore!! ma nemmeno quel sanguinario tiranno che la propaganda occidentalista ci ha presentato.

    Leggete questo articolo di Fulvio Grimaldi(che è anche antifemminista). E' un articolo che non condivido totalmente("onore" a saddam mi pare eccessivo, è pur sempre stato un dittatore!), però smonta alcune menzogne che sono state dette su di lui:

    13 gennaio 2006

    http://www.uruknet.info/?p=19591&hd=0&size=1&l=x


    L’unico mezzo d’informazione che ha difeso la propria dignità, insieme alla verità incontrovertibile dei fatti, è stato – e mi s/piace – "il Manifesto". Di contro avevamo un autentico uragano trasversale, dal fascista Fini a Piero Sansonetti di "Liberazione" (già distintosi per quel suo "nostri ragazzi" di altra occasione), a confermarci una volta di più nella surreale constatazione che non più di due destre si tratta in questo paese, quella che si vanta tale e quella che si mimetizza da centrosinistra, ma addirittura di tre. Perché non mi potrete negare che la vicenda di Fabrizio Quattrocchi, andato in Iraq con i suoi compari, armato come Rambo per ammazzare coloro che non si peritavano di rivoltarsi contro un invasore carnefice, costituisca una pietra di paragone tra chi, necessariamente a sinistra, al di là delle totalmente irrilevanti modalità della morte (manipolate, pare, a fini di "eroismo patriottico"), sta con la Resistenza irachena contro i barbari nazisionisti e chi lo definisce "eroico protettore di gente impegnata nella ricostruzione" (Mensurati, Radio Rai1) e "educato, dignitoso, fiero…ricordo dolente di tutti noi (sic!)…ucciso da terroristi… con affetto per la sorella di Fabrizio (sic!)…di cui capisco perfettamente e apprezzo la commozione e l’orgoglio (sic!)…" Parole del direttore di "Liberazione", quello dei "nostri(sic!)ragazzi", che poi culmina in vette di aberrazione mettendo nello stesso mattatoio dei 200.000 iracheni ammazzati da invasori e loro ascari, mentre difendevano patria, sovranità, dignità, socialismo, libertà, vita, come "vittima di questa guerra" colui e coloro che ne sono stati i macellai e aiuto-macellai. Cosa non si fa per stare al governo con D’Alema e i delinquenti di Tel Aviv e Washington! Chissà se il personaggio ha sentito bruciarsi sulla faccia gli schiaffi di un informato, onesto e coraggioso analista come Manlio Dinucci sul "Manifesto", quando ci parla dei compiti di questi "contractors", come "quello dell’interrogatorio dei prigionieri nelle sale delle tortura di Abu Ghraib", o quando ci ricorda che il correo di Quattrocchi, Salvatore Stefio, offriva "i suoi servizi a governi che necessitano di una rapida risoluzione dei problemi di carattere militare, di difesa e sicurezza interna…" Sberle che un anche minimo soffio etico, prima ancora che politico, avrebbe dovuto far rimbalzare sulle mosce guance di un sindaco, noto per amministrare la capitale peggio messa d’Europa e in cambio aver spergiurato "mai stato comunista", dopo una vita di prebende e onori tutta trascorsa nel PCI. Sindaco che è asceso al Parnaso delle facce di bronzo quando ha proposto di intitolare una strada al noto Quattrocchi. Non a Enzo Baldoni, non ai bambini iracheni arrostiti dal fosforo, non ai giornalisti non embedded fucilati o rapiti dagli occupanti. A Quattrocchi. Fa il paio con quel governatore di Puglia, crociato dei diritti PACS, che, coerentemente, intitola l’aeroporto di Bari al compagno Woytila. La ripugnanza monta e noi lasciamo questi sicofanti all’immondezzaio della storia e alla considerazione degli iracheni.

    Passiamo a un’altra, questa volta di maggiore rilevanza storica e politica, cartina di tornasole: il presidente legittimo dell’Iraq, Saddam Hussein. Ricordo una riunione dei compagni dell’ "Ernesto", corrente che si vuole di sinistra nel PRC, in cui discutemmo di Saddam, con me appena tornato dall’Iraq massacrato da 13 anni di embargo totale, ma sempre in piedi e baluardo antimperialista. Una figura di primissimo piano della dirigenza del partito, Bianca Bracci Torsi, tra l’altro protagonista dell’annosa – e faticosa nel PRC - battaglia per la memoria partigiana ed antifascista, che sentenziò: "Uno che ha sterminato migliaia di comunisti, che ha gassato i curdi e che è servito da strumento degli americani non può certo essere annoverato nel campo dei progressisti". Il tutto condito dai soliti riferimenti al "dittatore sanguinario", al "repressore del proprio popolo", al "torturatore degli oppositori". Insomma, pari pari gli stereotipi della propaganda imperialista elaborata scientificamente dalle centrali governative della disinformazione, a partire dagli anni ’80, allo scopo di preparare l’opinione dei complici, degli ingenui e dei fessi allo squartamento del paese più ricco di petrolio del mondo e socialmente, industrialmente, politicamente più avanzato, insieme a Cuba, del Sud planetario. Echi di Bush padre, che bombardò a morte qualcosa come 100.000 civili iracheni, di Clinton che proseguì nella garrota economica e bombarola di 2 milioni di innocenti, di Bush figlio che s’illuse di completare l’opera cancellando l’intero paese dalla faccia della Terra, salvo i pozzi di petrolio, i tagliagole curdi e i preti collaborazionisti di obbedienza iraniana. Ma anche echi, fedelmente ripetuti, dal suo ex-leader Massimo D’Alema, complice di tutto questo e denunciato dai giuristi del PRC come criminale di guerra per la cogestione dello scannatoio jugoslavo. E, decisivi, echi dall’ex-grande punto di riferimento Leonida Brezhnev, che s’inventò la strage dei comunisti per garantire un miserabile alibi al suo tradimento del patto di amicizia e mutua difesa URSS-Iraq (1972), quando si schierò con l’integralista espansionista Khomeini (lui, sì, strumento di Israele e USA: ricordare l’Iran-Contras, le armi e i piloti israeliani a Tehran, gli aiuti finanziari del Congresso USA dal 1980 al 1988, l’aggressione all’Iraq anche stimolando, armando e pagando la rivolta dei curdi iracheni dopo aver sterminato quelli iraniani, il rifiuto per sei anni della pace offerta da Saddam). Echi, tutti questi, che evidentemente hanno saputo far sprofondare nell’oblio l’antica consapevolezza nei compagni di come colonialismo e poi imperialismo tratteggiarono ai propri fini figure come Fidel, Ho Ci Min, Mao, Ben Bella e Boumedienne, Gheddafi, Yomo Keniatta liberatore del Kenia (il "Mau Mau assiso tra i rami vestito di pelli di leopardo, pronto con i suoi finti artigli a strappare il cuore ai civilizzatori britannici") e chiunque abbia guidato il rifiuto armato dei popoli alla schiavitù capitalista straniera. Risparmiando il non violento Ghandi, ovviamente, visto che, persa per persa l’India nel grande processo di decolonizzazione dopo la II guerra mondiale, il nudo digiunatore della casta nobiliare quanto meno ti garantiva la permanenza dell’India nel girone capitalista filobritannico del Commonwealth, così sottraendo la vittoria e il potere alle forze popolari di sinistra che per decenni avevano condotto la lotta vincente contro viceré britannici e marajà indigeni.

    Naturalmente il connubio coesistente antiracheno tra URSS e USA aveva delle volgari basi geostrategiche. All’Occidente e ai suoi corifei italioti nel nuovo colonialismo globale conveniva sabotare, con la proiezione di un Saddam cialtrone doppiogiochista, finto antimperialista e servo degli USA, l’eventualità di un’insidiosa solidarietà con l’Iraq assediato, affamato, bombardato e infine calpestato, da parte di "sinistre", un tempo ancora a sinistra, aduse a schierarsi politicamente e anche materialmente a fianco delle lotte di liberazione e per il riscatto dei "proletari di tutto il mondo". A Brezhnev e al suo codazzo terzinternazionalista, rassegnati al socialismo in un solo paese grazie alla vergogna di Yalta, interessava tenersi caro il fanatico oscurantista e anticomunista, confinante con le proprie regioni musulmane già in processo di autonomia dall’Unione e questo valeva, nel 1979-80, il tradimento dei trattati con l’Iraq laico ed antimperialista e la criminalizzazione di Saddam "massacratore di 5000 comunisti", magari "su indicazione Cia". Una balla megagalattica, quanto quella sui curdi di Halabja gassati nel 1988, smentita, oltrechè dai giornalisti sul posto, dagli stessi servizi delle grandi potenze, Cia in testa (furono gli iraniani a lanciare il gas contro truppe irachene vicine a quel villaggio: vedi, tra le altre fonti, il "New York Times" del 31 gennaio 2004). Una balla che si ridusse a quei 140 dirigenti del PC iracheno processati e giustiziati per alto tradimento, secondo le stesse ammissioni dell’attuale PCI collaborazionista e partecipe del governo fantoccio insediato dagli USA, per aver obbedito a Mosca facendo la spia, o essendo andati a combattere contro il proprio paese nella guerra Iraq-Iran.

    Non è questa l’occasione per andare a rovistare nell’immenso letamaio di menzogne rovesciate su Saddam e sul partito Baath allo scopo di cancellare un modello sociale e politico incompatibile con Pensiero Unico e Nuovo Ordine Mondiale, rubare il petrolio e normalizzare sionisticamente il Medio Oriente, al di là di ogni ipotesi di riunificazione araba di cui l’Iraq è stato, dopo Nasser e Boumedienne, il massimo polo. Letamaio cui è stato consentito di inquinare e lobotomizzare chi avrebbe dovuto avere maggiore capacità di discernimento, specialmente dopo analoghe campagne di satanizzazione all’indirizzo di difensori di sovranità, progresso sociale, libertà come Slobodan Milosevic o Fidel Castro. Certe idiozie grottesche si sono già dissolte al sole della razionalità o delle rivelazioni dei pochi investigatori sottrattisi all’omologazione praticata dai vocati al servilismo: la finta infermiera e vera figlia dell’ambasciatore del Kuweit a Washington che piagnucola su "neonati kuweitiani strappati dalla soldataglia irachena dalle incubatrici e scagliati a terra a morire"; il tritaplastica in cui "Saddam infilava gli oppositori politici a piedi in giù", inventato da una deputata laburista per agevolare le bugie guerrafondaie di Blair; i calciatori che, persa una partita, venivano prima "picchiati sulle piante dei piedi e poi fatti allenare con palle di ferro" dal presidente della società Uday Hussein, figlio del presidente che, tra le altre efferatezze, girava per Baghdad "sequestrando fanciulle e gettandole nel pozzo dopo averne abusato"; lo sterminio di popolazioni scite in rivolta dopo la prima aggressione imperialista (Bellini e Cocciolone), dove si trattava invece di milizie iraniane infiltrate con la copertura degli ayatollah iracheni oggi al fianco degli occupanti; l’analogo massacro di curdi, laddove il Curdistan iracheno era stato l’unico spazio in cui quel popolo diviso aveva ottenuto autonomia, autogoverno e pari dignità e ruolo nel governo nazionale e si trattava di fermare la rivolta, sotto guida israelo-statunitense, di due capitribù narcotrafficanti, Barzani e Talabani, quest’ultimo oggi capo dello "Stato" in virtù di servigi ai genocidi. Si potrebbe continuare per ore incidendo da tutte le parti il tumore dell’antisaddamismo coltivato con iniezioni ventennali di menzogne, fino a ridurlo alle sue vere dimensioni di truffa dalle proporzioni cristiane ( e gli amici atei sanno cosa intendo).

    Ne parlerà con grande conoscenza di causa un libro di Valeria Poletti, di prossima pubblicazione per i tipi di Achab e di cui si darà la più diffusa comunicazione. Un volume documentatissimo che ci racconta l’Iraq dalla colonizzazione, attraverso la rivoluzione, l’incredibile riscatto economico e sociale, fino ai giorni dell’incubo imperialista e dell’eroica resistenza di un popolo che, preparato da tempo alla bisogna, riesce a costruire il fronte avanzato e decisivo dello scontro con i più sanguinari "padroni del mondo" che siano mai comparsi. Non per nulla merita il riconoscimento di tutte le persone perbene, come Fidel e Chavez ci insegnano Un lavoro che svergogna una volta di più la pigra e silente indifferenza della nostra informazione, quella presunta alternativa compresa, verso la realtà di un paese, un popolo, un nodo geopolitico che pure rappresentano il massimo dramma mondiale del dopoVietnam. Ricordo la grande attenzione, gli occhi strabuzzati e le bocche spalancate delle migliaia di persone che ho incontrato durante tre lustri di dibattito e conferenze e con le quali ho dovuto essere il primo a illustrare il vero Iraq, il vero Saddam, la vera ragione di uno scontro epocale, pur essendo i dati che riferivo, a parte la mia trentennale frequentazione del paese, ampiamente disponibili in rapporti e statistiche ONU, Unicef, Unesco, PAM, Banca Mondiale e altre istituzioni internazionali che registrano i percorsi economici e sociali dei popoli.

    Qui interessa piuttosto, alla luce di uno dei processi più simili a quelli dell’Inquisizione cattolica e a cui Saddam sta tenendo testa in modo, questo sì, eroico, non meno di Milosevic nella vergognosa burla giuridica dell’Aja, ripercorrere brevemente le orme del cammino di un paese che, lasciato dai colonialisti inglesi nel più abietto sottosviluppo, senza ospedali, senza scuole, senza industria, in pochi anni, cacciati i colonizzatori quasi a mani nude, seppe, attingendo alle radici della più antica e ai suoi tempi progressiva civiltà del mondo, forgiarsi in nazione e diventare un modello di giustizia sociale e di coerenza antimperialista. Saddam sta in un carcere e porta i segni delle torture dei "portatori di democrazia", giudicato da un banda di venduti pseudomagistrati, accusato da testimoni occulti, nascosti, anonimi, che leggono filastrocche preparate dagli sgherri di un occupante che detta ogni aspetto e ogni mossa politica ed economica del paese al fine di completarne la distruzione e il saccheggio. Fuori gli squadroni della morte dei collaborazionisti sciti e curdi, creati dagli angloamericani insieme al fantasmatico burattino Al Zarkawi (cui tutti offrono ormai scandalosa credibilità) e addestrati e pagati dai pasdaran iraniani, giustiziano a migliaia coloro che appartengono a quell’82% di iracheni che rifiutano l’occupazione; il resto sono curdi ammaestrati da Israele e pescicani dell’esilio rientrati per le briciole del banchetto). Fuori, le armate terroristiche degli occupanti, di fronte a un’impossibile vittoria sul terreno e all’indomabile resistenza di città e villaggi, hanno quintuplicato i bombardamenti aerei indiscriminati, le incursioni a fini di rastrellamenti (60.000 i detenuti) pure indiscriminati, gli stupri di massa, il furto ai feriti e uccisi di organi destinati al mercato dei plutocrati statunitensi, gli attentati stragisti da attribuire alla Resistenza la devastazione e rapina degli un tempo smisurati beni archeologici e culturali, l’uso a tutto spiano di armi di distruzioni di massa dai gas al napalm e al fosforo, le torture, insomma tutto quello che dovrebbe servire a terrorizzare e convincere alla resa un popolo che deve pagare per aver già sconfitto una volta la criminalità statuale internazionale e per aver imparato che a resistere si vince.

    Dentro sta Saddam. Fuori stanno, a conferma dei peggiori tempi vissuti dall’umanità da secoli a questa parte (il nazifascimo, se non altro, era territorialmente e temporalmente più circoscritto), Sharon, boia di Sabra e Shatila e promotore della "soluzione finale" per palestinesi e arabi; Bush, i suoi santoli e padrini della cabala nazisionista e narcotrafficante, tra i cadaveri e le macerie degli attentati "islamici", da costoro orditi per poter sequestrare e sfoltire l’umanità; Blair, tardovittoriano alla ricerca degli scarti dell’altrui colonialismo, connivente del complotto criminale e che con il socio d’oltreatlantico ha freddamente costruito le bugie della demonizzazione e dell’integralismo islamico; Berlusconi, D’Alema, soldati di ventura Nato-USA, esecutori sul posto degli ordini dei carnefici imperiali; tutta la Grande Armada dello storico terrorismo di Stato USA, fin da coloro che governavano le stragi e i terrorismi in Italia e continuano a governarli, dalla Grecia all’America Latina, a Libano, Spagna, Egitto, Turchia, Giordania, Kosovo e ovunque gli pare funzionale far apparire la propria agenzia di provocazioni, Al Qa’ida: i Rumsfeld, Wolfowitz, Ledeen, Negroponte, North, Abrams, Posada Carriles, Orlando Bosch., Khalilzad e i mille e mille subordinati esteri, da Delle Chiaie in giù.

    Saddam sta dentro. Non era un santo, Saddam. Era il governante di un popolo, già annegato nell’uranio, che sopravviveva a forza di lacrime, sudore e sangue, sbaragliando insidie mortali a ogni angolo e da ogni parte, provocatori, spie, affamatori, infiltrati, sobillatori per conto dell’imperialismo, aggressori armati, sabotatori interni e internazionali, durante tutti i quasi cinquant’anni del suo cammino di emancipazione. Un popolo che, dopo aver sparso saggezza e scienza nel mondo, durante gli ultimi mille anni non aveva subito che regimi autocratici imposti da fuori e a cui non si poteva certo chiedere una maturazione illuministica verso la democrazia in quattro e quattr’otto, tanto più che quella democrazia si presentava e si presenta negli abiti marci della democrazia borghese. Un popolo che non poteva "essere gentile", come dice Brecht, non stava a capotavola di un pranzo di gala. Questo lo dico, mentre mi incombono i Bush, gli Sharon della "Sinistra per Israele", i D’Alema del paesicidio jugoslavo, i Giuliano Ferrara che vanno in orgasmo per ogni strage sionista o teocon, le Fallaci onorate di paginoni dal Corriere, i Magdi Allam che sul tabloid scandalistico "La Repubblica" s’inventavano i campi di Al Qa’ida in Iraq là dove c’erano campi militari ufficiali, visitati cento volte da ispettori ONU, vasellinatore del nuovo razzismo universale islamofobico, e tanta, tanta gentaccia. Questo lo dico avendo vissuto di persona, da metà degli anni ’70 in poi, tempi dell’unica nazionalizzazione del petrolio, difesa per trent’anni fino al 9 aprile 2003, arrivo dei vandali, l’esaltante esperienza di un popolo che prendeva coscienza di sé, della sua storia offuscata, della sua dignità negata, del suo ruolo da protagonista nello scontro tra giusti e delinquenti. Il processo di acquisizione, dopo secoli di polvere e esclusione, dell’autostima. Qualcosa che oggi si vive nel Venezuela di Chavez. Un popolo, infine. La cui non ultima nobiltà è stata di essere rimasto fino all’ultimo giorno, unico, a fianco del popolo palestinese e alle sue intifade.

    E quest’uomo, che non era un santo, ma che, dopo aver partecipato a una rivoluzione e poi guidato l’altra, sfidando l’impossibile e il mondo coalizzato, con l’eccezione, allora, dei paesi socialisti, di questo processo è stato l’inventore, il simbolo, il coagulatore. Per primo, i diritti umani. Non quelli che tanto agitano i nostri vessilliferi di democrazie al polistirolo. Quelli che interessano ai popoli, agli esclusi, ai fuori-dalla-storia. Agli eterni proletari. La conoscenza per essere soggetto di cultura e quindi di politica e quindi di destino. Un’alfabetizzazione totale in un paese totalmente analfabeta. Una sanità di altissimo livello con professionisti che dal processo in cui erano inseriti avevano tratto un’etica un po’ diversa dai nostri primari d’ospedale e dalle nostre larve nel formaggio delle cliniche private, tanto da dover essere ammazzati dagli occupanti perché smettano di curare un popolo destinato all’estinzione. Orari di lavoro, sindacati, maternità, previdenza, pensioni, anziani, bambini, donne libere e ad ogni livello di produzione e direzione; scienza, agricoltura, industria, arti che invadevano e accendevano il mondo arabo e oltre. E orgoglio. E consenso. E come si potrebbe non avere consenso quando un partito, il Baath, socialista, arabo e la sua direzione, per la prima volta nella storia e nella regione, distribuiscono la ricchezza in maniera equa, senza satrapi e senza mendicanti. Diritti umani che hanno consentito al governo di distribuire le armi da tenere in casa a sei milioni di cittadini, praticamente tutti quelli in grado di impegnarsi nella difesa, senza temere quell’insurrezione che si sarebbe verificata se solo il "regime" fosse stato quello descritto, o strumentalmente o vilmente, dall’universo mondo. Sei milioni che oggi tengono testa, in nome di noi tutti, alla più possente criminalità di Stato di tutti i tempi. Diritti umani che hanno messo un popolo in condizione di difendersi oltre ogni immaginazione, oltre ogni ottuso e ignorante pregiudizio, sulla base di una coscienza politica, sociale e nazionale che ne fa oggi l’avanguardia della risposta degli uomini ai loro terminator. Sicuramente non tutto è stato fatto da Saddam, chè corollario della costruzione di una nazione è la formazione di una classe politica all’altezza. Il merito massimo va a un popolo che in Saddam si è riconosciuto, ma che per la meta dell’emancipazione e della sovranità si è battuto incessantemente, con coraggio e intelligenza, tra sacrifici inenarrabili. Ovviamente i media non ce le raccontano le mille manifestazioni con i ritratti del presidente in tante città irachene, e la sinistra, intrisa di spocchia eurocentrista, avvitata nella sua opportunistica "spirale guerra-terrorismo". ovviamente le snobba, attribuendole a un perverso indottrinamento, non ancora risanato dalla "democrazia".

    Guardiamo Saddam nella gabbia dello pseudoprocesso condotto da chi, dopo aver ammazzato due milioni di iracheni e tentato di disintegrare l’anima di quel popolo liquidandone la memoria storica, la cultura, l’intelligenza, tutto il patrimonio umano, spera, con un’esecuzione prestabilita da colui che è il vero dittatore sanguinario d’Iraq, quello a stelle e striscie, di decapitarlo definitivamente e di consegnarne le membra sparse ai tirapiedi con turbante che già lo avevano servito quando recava la britannica croce di Sant’Andrea. Guardiamo e ascoltiamo Saddam, senza farci ottundere dai veleni somministratici dai cerusici di tutti gli inganni e di tutte le superstizioni. Da un uomo senza l’ombra di una paura, ma con tutta la sacrosanta collera che, dopo aver fatte sue le aspirazioni del suo popolo alla giustizia e al benessere, ne soffre l’agghiacciante ingiustizia e tragedia, ascoltiamo: "Ovviamente non sono colpevole, ma so benissimo che mi vogliono morto. Ma essendo il comandante in capo, preferisco essere fucilato da un plotone d’esecuzione. Combatto la tirannia USA in nome degli iracheni, degli arabi, dei popoli di tutto il mondo. Sono certo che gli Stati Uniti non saranno in grado di imporre un Nuovo Mondo. Quanto a me, ho operato per gli arabi e ho fatto il mio dovere. Sono convinto che il popolo iracheno combatterà fino all’ultimo. Non accetterà mai un dominio straniero. All’aggressione si resisterà fino a quando l’ultimo degli americani, dei loro alleati e fantocci, sarà stato cacciato dall’Iraq.

    Non m’importa di morire, non è che sono molto attaccato a questa vita. Per ogni essere umano c’è un tempo per andare. La vita di ogni singolo iracheno vale quanto la mia."Ascoltiamo. E forse non ci scandalizzeremo del titolo di questo articolo.

    Saddam verrà ucciso. Ma io, che mi sono mescolato a quelle genti quando rinascevano, crescevano, resistevano, morivano, so che non finiranno di piangerlo mai. C’è qualcuno che possa dire lo stesso di Bush, Blair, Clinton, D’Alema, Prodi? A dispetto della spaventosa regressione in cui papi, ayatollah, rabbini, presidenti serial killer, generali fosforizzanti, terroristi travestiti, mercenari torturatori, finte sinistre, idolatri ed egolatri, dirittiumanisti, stanno trascinando il mondo intero, gli iracheni non si arrendono. Continuano ad andare avanti. Magari non con i diktat delle tavole di Mosè, piuttosto con il Codice di Hammurabi che, primo, fece gli uomini uguali davanti alla legge. Merito anche di Saddam Hussein. La storia gliene renderà merito.


    http://www.uruknet.info/?p=19591&hd=0&size=1&l=x

    Scusa Icarus ma come si fa a citare uin articolo simile ?? Non sembra affatto equilibrato.

    Mario961
     
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  12. COSMOS1
     
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    CITAZIONE (Mario961 @ 4/9/2009, 13:30)
    Beh, questo sì , è vero ! Non gli si può imporre la democrazia ....anche perchè non la capiscono .

    Mario961

    vabbè, è un modo come un altro x dire che sono diversi da noi

    pensa di quante cose loro dicono lo stesso nei nostri confronti...

    ad ogni modo vedi c'è modo e modo di "trasmettere" valori

    facciamo l'esempio delle Reduciones del Paraguay: i gesuiti andarono nelle foreste a convertire gli indios, fondarono le Reduciones che nel loro periodo d'oro erano una potenza economica non trascurabile

    poi gli stati europei assolutistici decisero di espellere i gesuiti dai loro possedimenti (anche d'oltre mare): erano poco affidabili, troppo papisti

    le Reduciones nel giro di pochi anni si svuotarono, gli indios tornarono alla foresta

    certo, nel quadro generale della soppressione dei gesuiti questo è un particolare, ma certo il Portogallo si mangiò le dita a veder sparire tale ricca fonte di reddito...

    il che cosa dimostra? che la trasmissione dei valori "occidentali" a quegli indios fu del tutto spontanea, senza costrizione, per prova e controprova

    prova: gli indios lasciavano spontaeamente la foresta per andare ad abitare nelle Reduciones, dove lavoravano e pagavano le tasse (mentre nella foresta non lavoravano e non pagavano le tasse :o: )

    controprova: quando i gesuiti se ne andarono gli indios tornarono alla foresta, perchè chi sostituì i gesuiti evidentemente non aveva gli stessi valori e i gesuiti non avevano messo in piedi un sistema coercitivo...

    conclusione: io non sono relativista riguardo ai valori, ma credo che non si possa imporre un punto di vista solo perchè è nostro, e la nostra amica lavoratrice dava per scontato che consentire alla donna di
    CITAZIONE
    votare, per non parlare di insegnare, fare giornalismo, scrivere, PARLARE.

    sia necessariamente e in assoluto un valore.
    È un valore nostro, occidentale, ma chi può dimostrare che lo sia in assoluto? solo i fascisti!
     
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  13. LordDrachen
     
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    sono completamente d'accordo con Cosmos.
    noi partiamo da dei presupposti granitici e non ci passa neanche per l'anticamera del cervello
    che la democrazia e la libertà di parola siano valori prettamente occidentali.
    è un errore madornale.
     
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  14. Mario961
     
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    [conclusione: io non sono relativista riguardo ai valori, ma credo che non si possa imporre un punto di vista solo perchè è nostro, e la nostra amica lavoratrice dava per scontato che consentire alla donna di
    CITAZIONE
    votare, per non parlare di insegnare, fare giornalismo, scrivere, PARLARE.

    sia necessariamente e in assoluto un valore.
    È un valore nostro, occidentale, ma chi può dimostrare che lo sia in assoluto? solo i fascisti!
    [/QUOTE]


    od i fondamentalisti che, poi, sono la stessa cosa !! Tuttavia, parlando d'imposizione di valori come la "democrazia" , che cosa risponderesti ad un cannibale che ti dicesse :"Per me , quell'atto di mangiare un altro essere umano è "religioso" !! Fa parte della nostra cultura , della nostra storia , delle nostre tradizioni !!" - Sappiamo che - in realtà - i popoli cannibali hanno in parte (e davvero !) una spiegazione di questo genere negli atti che compiono per esempio nei confronti dei nemici ; ritengono che mangiandone le carni ne acquisiscano le virtù come il coraggio, la forza, l'intelligenza, ecc. ecc. ecc. Personalmente non potrei mai accettare quelle loro spiegazioni per giustificare un mantenimento della ....chiamiamola così ..."usanza" !! Fascista o non fascista cercherò di educarti affinchè tu rinneghi del tutto l'ideale cannibale dopodichè, se ci sono riuscito (anche dopo un certo numero di anni !!) va bene ma se non ce l'ho fatta lo faccio fuori, lo giustizio in nome della mia civiltà superiore !!

    Mario961
     
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  15. COSMOS1
     
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    Mario ovviamente stiamo parlando di fatti dimostrabili

    non c'è dubbio che è dimostrabile che il cannibalismo limiti i diritti del cannibalizzato... (dubbi?)

    che la democrazia migliori la vita dei votanti, credo che non sia ancora dimostrato

    anzi se volessimo essere oggettivi, credo che le dd da quando votano abbiano visto crollare in modo verticale la loro qualità di vita. Se siamo obiettivi e non ci arramichiamo sugli specchi x sostenere che lavorare è meglio che essere mantenuti...
     
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24 replies since 4/9/2009, 08:26   319 views
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